RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - G8, ricorso alla corte europea
Genova, 18 marzo 2008
Genova, la minaccia delle vittime di Bolzaneto: risarcimenti per 15 milioni
I legali chiedono in media 70 mila euro a testa per i 209 che hanno subito
violenze
MASSIMO CALANDRI
Al processo per le violenze impunite del lager di Bolzaneto, la
parola è passata agli avvocati di parte civile. Che consapevoli di quanto
sia a rischio il procedimento penale in questione - la prescrizione è
dietro l´angolo, e scatterà il prossimo anno - hanno avanzato le prime
richieste di risarcimento. Per ciascuna delle 209 vittime, i legali
chiedono una provvisionale minima di ventimila euro. È un acconto sulla
liquidazione finale, stimata in media settantamila euro a testa.
Complessivamente fa quasi quindici milioni. In caso di condanna, saranno
chiamati a pagare i 46 imputati e - in solido - le amministrazioni di
appartenenza: ministero della Giustizia, della Difesa, dell´Interno. Ma se
la risposta del tribunale non sarà adeguata, è pronta una denuncia alla
Corte Europea per la violazione della Convenzione dei Diritti dell´Uomo.
L´Italia ha da tempo aderito al trattato internazionale contro la tortura,
i trattamenti crudeli, inumani e degradanti: senza modificare di
conseguenza il proprio codice penale. Il risultato è che la tortura da noi
non esiste, nel senso che non viene materialmente punita: al processo
sugli episodi di Bolzaneto, dunque, si parla di violenza privata, abuso di
autorità contro detenuti o arrestati, violazione dell´ordinamento
penitenziario. Reati puniti con pene minori che cadranno a sette anni e
mezzo dai fatti e cioè nel prossimo gennaio. «Senza una legge ci
ritroviamo in una situazione paradossale. Ed è per questo che ricorreremo
a Strasburgo», spiega Simonetta Crisci, avvocato di alcuni no-global.
Stamani i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati
depositeranno una memoria di oltre un migliaio di pagine. Nel frattempo i
legali di alcune vittime denunciano in aula le violazioni della democrazia
perpetrate nella caserma del G8. Per raccontare i danni psicologici subiti
da quelli che transitarono nel centro di detenzione temporanea di
Bolzaneto, gli avvocati Francesca Costa e Filippo Guiglia riportano
stralci di testimonianze rese dai fermati durante il dibattimento.
Federico M.: «Non pensavo che degli esseri umani avessero il potere di
farmi quello che mi hanno fatto, ed essere legittimati». Brando B.: «Oggi
quando ho a che fare con le forze dell´ordine la prima domanda che mi
viene è: "Ma questo qui sarà stato a Genova? Sarà un fascista incazzato
che appena può mi mena?"». Fabienne B.: «Dopo il G8 volevo vedere
tantissimi film, perché non riuscivo più a concentrarmi sulla realtà. E
non potevo stare con la gente, non mangiavo più». Massimiliano S.: «Quando
sono tornato a casa, per settimane ho cercato solo di dormire e di
lavarmi: per togliermi di dosso non solo lo sporco fisico, ma anche un
peso che mi sentivo addosso». Valentin S.: «Non riuscivo a salire sui
mezzi pubblici affollati. Ho avuto per molto tempo problemi a restare
nudo, e degli attacchi d´ansia quando vedevo delle piastrelle. E per
diversi mesi anche problemi con la sessualità». Valérie V.: «Il trauma
vero è che per quattro giorni i miei bambini non sapevano dove mi trovavo,
se ero viva o morta. Lo hanno scoperto andando a comprare il pane, vedendo
una locandina di giornale con la foto della loro mamma. E avevo paura a
spogliarmi davanti a un medico, per mostragli le mie ferite». Raffaele D.:
«Chi ne ha risentito di più è stata mia moglie. Per due giorni non ha
avuto notizie di me. Era terrorizzata. Una che non ha mai fatto politica o
partecipato a manifestazioni, che ha sempre avuto un atteggiamento da
cittadina-modello: ora quando vede passare carabinieri o poliziotti
comincia a tremare». Andreas S.: «Ho sempre paura a ricordare, a
raccontare. E mio padre continua a non credere che tutto questo sia potuto
accadere».